La tutela del Software: l’uso del brevetto

Sonia Bottegal

Articoli009
25 maggio 2006

Introduzione


In questo secondo articolo di tre sulla tutela del software, tracceremo le linee principali che disegnano l’attuale situazione sulla brevettabilità del software.

Ricordiamo che per brevetto su software si intende il rilascio di un brevetto su idee che potrebbero essere implementate in software diversamente dal diritto d’autore che tutela un programma vero e proprio.

A livello legislativo la gestione dei brevetti su software è diverso in Italia, in Europa ed in Nord America.

In Italia una legge che consenta di brevettare un programma per elaboratore non esiste, l’inventore come prevede la legge è tutelato dal diritto d’Autore. Nemmeno in Europa è previsto dalla normativa il rilascio di brevetti a tutela del solo software, poiché un programma può essere brevettato nell’unico caso in cui è incluso nella nuova invenzione di cui se ne chiede il brevetto.

Negli Stati Uniti la legislazione non permette il brevetto sui programmi ma la pratica legale, che ha una forte valenza a livello normativo, ha stravolto la legge consentendone la tutela.

In contrasto con quanto abbiamo appena affermato a livello legislativo, in Europa l’Ufficio competente sta comunque rilasciando numerosi brevetti sul software ad ora se ne contano più di 30.000.

La situazione sulla tutela del software è dunque piuttosto eterogenea e soprattutto confusa con riguardo all’efficacia della tutela. Per comprendere lo scenario attuale partiamo quindi dalla Direttiva europea bocciata a Luglio 2005.

 

La storia della Direttiva bocciata


La Commissione Europea nel 1997 ha proposto l’idea di tutelare il software attraverso un brevetto con la creazione della figura dei brevetti astratti. Nel 2002 è stata poi redatta una proposta di Direttiva Europea in tal senso, indicando come scopo principale della normativa l’obiettivo di uniformare il mercato europeo a quello statunitense per ottenere maggiori opportunità a livello di concorrenza dei mercati.

Nel settembre del 2003 il Parlamento Europeo ha emendato la proposta di Direttiva riducendo gli effetti negativi prodotti dalla brevettabilità del software ma conservando il fine di armonizzazione della legislazione sui brevetti a livello comunitario.

Nel maggio 2004 il Consiglio dei Ministri Europeo ha emanato un nuovo testo ignorando il segnale dato dal Parlamento europeo. La nuova proposta prevedeva la possibilità di brevettare qualsiasi tipo di programma per elaboratore. Approdata in Parlamento per la II lettura nel luglio 2005 la Proposta di Direttiva è stata bocciata dalla maggioranza dei parlamentari.

Attualmente vi è un nuovo disegno di Direttiva sul Brevetto Europeo presentato nel gennaio 2006 che mira alla semplificazione della burocrazia che gestisce il rilascio di un brevetto.

 

Lo scenario


Come mai la Commissione Europea è così interessata all’emanazione di una legge sulla brevettabilità del software?

Quali sono gli attori del mercato favorevoli al brevetto sul software? E quali contrari?

Per comprendere e rispondere a tali domande si deve prima di tutto riflettere sugli effetti che il brevetto sui programmi per elaboratore produrrebbero sul mercato.

I programmi sono delle idee, gli esseri umani possono avere la stessa idea anche contemporaneamente, nel momento in cui tutto gli sviluppatori e aziende iniziano a brevettare le proprie idee dovranno verificare se violano qualche brevetto. Considerando che un programma è composto da tantissime righe di codice la spesa per la verifica è piuttosto alta e per le piccole realtà è improponibile. Non solo ma soprattutto le aziende di grandi dimensioni potranno essere colpite, in quanto se un’importante società di software inavvedutamente commercializza un prodotto contenente parti protette da un brevetto, chi le farà causa cercherà sicuramente di ottenere un risarcimento il più cospicuo possibile. Da ciò si deduce che saranno più probabili le cause intentate contro le grandi aziende piuttosto che verso le piccole e medie imprese o gli sviluppatori indipendenti.

I sostenitori della brevettabilità delle idee astratte affermano che tale strumento è indispensabile per ottenere una tutela efficace dei ritorni economici di chi ha investito nell’innovazione e per poter combattere sul terreno dell’innovazione dell’Information Tecnology ad armi pari con gli Sati Uniti.

I sostenitori coincidono comunque a ben vedere con chi maggiormente ci guadagnerebbe, ovvero gli Uffici che rilasciano i brevetti, gli Studi legali specializzati nelle cause sui brevetti e le aziende già in possesso di un consistente numero di brevetti.

Le piccole e medie imprese, come anche naturalmente gli sviluppatori indipendenti, sono invece contrari all’istituzione del brevetto sul software, in quanto potrebbero trovarsi nella situazione in cui un prodotto potrà essere bloccato alla vendita per aver violato dei brevetti preesistenti. Sia nel caso in cui dovranno ritirare il prodotto sia nel caso in cui ritenendo di non violare alcun brevetto faranno causa, sosterranno dei costi non indifferenti che andranno ad incidere sulla loro posizione di mercato.

Anche i sostenitori del software libero sono contrari alla nascita del brevetto in quanto la sua creazione agevola la nascita dei monopoli, ostacola la concorrenza di mercato e la rivelazione delle idee di fondamentale importanza per il progresso tecnologico, impedisce l’innovazione tecnologica in quanto è rilasciabile senza la consegna del codice sorgente, riduce la competitività europea in quanto espone l’Europa a pratiche di monopolio e di eliminazione sleale della concorrenza tramite la tutela dei brevetti software, ed infine ridimensiona l’interoperabilità aumentando la dipendenza da un singolo fornitore.

 

Conclusioni


La vicenda sul brevetto delle idee astratte ed in particolare sul software non e’ ancora chiusa, come riportato poco sopra, il 20 gennaio 2006 è stata infatti presentata una bozza di Direttiva sul Brevetto Europeo. La bozza contiene la proposta di consentire all’Ufficio Brevetti di definire in autonomia le regole per il rilascio, ciò comporterebbe la possibilità di rendere legale la tutela del software. Questa nuova proposta quindi ci fa capire come gli interessi particolari in gioco siano molto forti ma soprattutto che il mercato dei grandi è orientato verso la tutela della posizione guadagnata piuttosto che verso la crescita del settore dell’Information Technology sempre più strategico nello sviluppo economico degli Stati per la competizione globale.